Mozia

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Nel mezzo della Laguna dello Stagnone, a poche centinaia di metri dalla costa di Marsala, si trova l’isola di Mozia, chiamata anche San Pantaleo: un autentico tesoro archeologico che permette di viaggiare indietro nel tempo fino all’epoca fenicia. Mozia fu infatti fondata dai Fenici alla fine dell’VII secolo A.C.  come emporio commerciale e avamposto punico in Sicilia. Grazie alla sua posizione strategica al centro della laguna, l’isola era facilmente difendibile e divenne presto una delle colonie fenicie più prospere del Mediterraneo antico. Per oltre tre secoli Mozia, nota come Motya nelle fonti classiche, fu un florido centro commerciale, collegato con Cartagine e con gli altri insediamenti fenici della costa. La sua fortuna terminò bruscamente nel 397 a.C. , quando Dionisio I di Siracusa la attaccò e la distrusse dopo un assedio violento, durante le guerre tra Greci e Cartaginesi per il controllo della Sicilia. L’isola fu incendiata e abbandonata, rimanendo per secoli avvolta nel silenzio: si narra che gli abitanti superstiti fuggirono trasportando con sé ciò che poterono, e che le rovine di Mozia vennero pian piano sommerse dal tempo e dalla vegetazione.

La vera riscoperta avvenne agli inizi del ventesimo secolo grazie a Joseph Whitaker, ricco archeologo e appassionato inglese che acquistò l’isola e vi condusse sistematiche campagne di scavo. Gli scavi Whitaker riportarono alla luce le meraviglie di Mozia: tratti delle antiche mura difensive in pietra, il tofet, santuario all’aperto con cippi votivi e urne legate ai rituali punici, i resti di abitazioni e botteghe, il pavimento a mosaico di una grande casa nota come Casa dei Mosaici, e perfino un kothon, cioè un bacino artificiale probabilmente usato come porto interno o riserva d’acqua. Di eccezionale importanza fu il ritrovamento, nel 1979, di una statua marmorea detta il Giovinetto di Mozia: si tratta di una scultura greca del V secolo a.C. raffigurante un giovane in tunica plissettata, di sorprendente bellezza e dall’enigmatico sorriso, probabilmente portata a Mozia da mercanti o come bottino di guerra. Questa statua, insieme a migliaia di reperti più piccoli, tra cui ceramiche, gioielli, armi e strumenti di uso quotidiano, è oggi esposta nel Museo Whitaker, allestito nell’antica villa di famiglia situata sull’isola.

Il museo è suddiviso in due sezioni: la vecchia ala, dedicata a Giuseppe Whitaker stesso, conserva i reperti scoperti durante i suoi scavi pionieristici, mentre l’ala nuova, intitolata all’archeologa Antonina Ciasca, raccoglie i materiali emersi dalle campagne più recenti. Oltre al Giovinetto, si possono ammirare stele fenicie incise, maschere votive, anfore e oggetti di artigianato che testimoniano i contatti tra Mozia e le culture coeve, greca ed etrusca.

La visita all’isola di Mozia è un’esperienza affascinante sotto molti punti di vista. Si raggiunge con un breve tragitto in barca dalla costa, dai moli a Contrada Spagnola o a Salinella, attraversando le acque calme della laguna punteggiate dai mulini e dai cumuli di sale. Una volta sbarcati, ci si immerge immediatamente nella natura incontaminata dell’isola: appena quaranta ettari di superficie coperti da macchia mediterranea, vigneti e piante selvatiche, attorno ai quali l’acqua bassa dello Stagnone brilla al sole.

Un sentiero circolare permette di esplorare i principali siti archeologici: si possono vedere i possenti bastioni della porta nord, una delle antiche porte urbiche, i resti di strade lastricate e canali di drenaggio, e il tratto emerso di una straordinaria strada sommersa che collegava l’isola alla terraferma, oggi visibile sotto il pelo dell’acqua. L’atmosfera è sospesa: camminando tra le rovine, circondati solo dal frinire delle cicale e dal rumore del vento, si ha la sensazione di come dovesse essere la vita in questa colonia fenicia, prospera e poi improvvisamente annientata.

Dal lato occidentale dell’isola, presso le fortificazioni, la vista spazia sulla laguna e al tramonto offre scenari indimenticabili, con i colori del cielo riflessi nelle saline. Mozia è un luogo che unisce storia, archeologia e natura in un equilibrio perfetto: è al contempo un museo a cielo aperto dell’antica civiltà fenicio-punica e un’oasi di pace dove il tempo pare essersi fermato. Non sorprende che istituzioni come il Fondo Ambiente Italiano promuovano la tutela di questa preziosa isola, meta imperdibile per gli amanti della storia e della bellezza paesaggistica.

Tour Virtuale 360°

Pannellum 2.5.6
360° Panorama

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